La regola di Santa Croce by Gabriella Genisi

La regola di Santa Croce by Gabriella Genisi

autore:Gabriella Genisi [Genisi, Gabriella]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2021-02-04T12:00:00+00:00


Se da te fuggo è perché la poesia

La veranda della biblioteca comunale di Salve era un posto spettacolare. Se ti affacciavi dall’imponente balaustra di pietra potevi guardare il mare giù a valle, il tramonto e Torre Pali, una delle più belle torri costiere che punteggiano gli ottocento chilometri di costa della Puglia.

Chicca era stata lì una sera di settembre insieme a Michela per la presentazione di un libro, con il banchetto di volumi allineati per la vendita. Aveva guardato le stelle per tutta la sera, cullata dalla voce suadente di uno scrittore che parlava di Sud, di treni, di spose infelici.

«Adesso stia tranquillo, si rilassi un po’ e guardi che spettacolo.»

«Grazie, sto già meglio. Anzi, ho bisogno di parlare. Lo sa da quanti anni mi porto questo groviglio dentro?»

«Venti?»

«Di più, venticinque.»

«Lei però mi ha fatto credere che fosse gastrite.»

Molendini si incupì. «Chissà che idea pessima si è fatta di me, invece le assicuro che le cose non sono andate come crede.»

«Ah no?» fece la Lopez ironica. «E come fu, sentiamo.»

«Se tutto andò in malora non fu colpa mia ma della famiglia, maresciallo. Tenga presente la famiglia. Di quelle tentacolari del Sud: madri, nonne, zie, cugine, prozie. Le vicine di casa e le comari appresso, numi tutelari nascosti sotto un fazzoletto nero, a sputare giudizi e sentenze. Perché i giovani cosa ne sanno, tocca agli anziani indicare la strada. E poi le pressioni, le responsabilità dell’essere figlio unico, di dover ereditare prima o poi la quota di maggioranza dell’impresa fondata da mio nonno e poi diretta da mio padre. Io provai a dire che dell’università non m’importava nulla, che avrei potuto benissimo frequentare la facoltà di Ingegneria a Lecce, ma non ci fu verso. La famiglia già da molti anni aveva deciso il mio destino: avrei studiato Architettura a Venezia, mi sarei laureato con il massimo dei voti e sarei tornato in Salento a prendere in mano le redini della Molendini Restauri.»

«Una bella cosa, mi pare. La famiglia pensava al suo futuro. Forse nel modo ingombrante e caciarone di noi meridionali, ma con le migliori intenzioni. Lei invece ne parla come di una jattura. Se lo lasci dire da chi una famiglia non l’ha mai avuta.»

«Per me fu una jattura, maresciallo, perché è così che persi Eva. Non fui capace di oppormi, di prendere in mano la mia vita, di scappare e cominciare da zero. Magari con una galetta di cemento sulla spalla, lavorando a giornata nei cantieri degli altri. I miei minacciarono di diseredarmi, di tagliarmi la paghetta, la macchina nuova, le sigarette, le lezioni di tennis, le magliette firmate. E io non compresi che tutto insieme non valeva un capello di Eva, che senza di lei la vita perdeva senso. Abbassai la testa e accettai le loro condizioni. A Eva non dissi nulla, l’università sarebbe cominciata soltanto a novembre e c’era il tempo di vivere ancora una bellissima estate.»

«E Renzo? Si confidò almeno con lui?»

«Oh, Renzo sapeva. Sapeva tutto da sempre, suo padre lavorava con il mio e i progetti su di me erano noti a tutti.



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